Introduzione

La giornata è dominata da quattro fili narrativi che attraversano gran parte delle prime pagine: la partenza della battaglia referendaria sulla riforma della giustizia; l’escalation attorno al Venezuela con navi e aerei Usa nei Caraibi; le ricadute politiche dei cori fascisti a Parma nella sede giovanile di Fratelli d’Italia; un robusto filone economico-giudiziario, con il maxi sequestro di azioni Campari e le tensioni nelle filiere. Il Corriere della Sera apre sul fronte giustizia con la “sfida per il referendum” e segnala il comitato dell’Anm per il No, mentre Domani legge la strategia: “Meloni punta a spaccare le toghe”. Dall’altro lato, Il Riformista accusa: “L’Anm si fa partito”.

Sul versante internazionale, La Stampa e la Repubblica danno conto dello schieramento militare Usa e delle richieste d’aiuto di Maduro a Putin, con Corriere e il manifesto che sottolineano la smentita (parziale) di Trump ma l’aria di “guerra prossima ventura”. In controluce, Avvenire collega l’ambiguità atomica alle tante linee di frizione globali. Il clima complessivo è di polarizzazione domestica e apprensione estera, con toni più assertivi sui quotidiani di centrodestra e più allarmati o critici su quelli progressisti.

Giustizia, la campagna referendaria prende forma

Il Corriere della Sera ricostruisce l’avvio operativo: raccolta firme dei partiti, confronto tv con Nordio, e la decisione dell’Anm di guidare un comitato per il No. Domani, in chiave politico-strategica, legge l’offensiva della premier: la riforma come test identitario e “martellante” in vista del referendum. Sul fronte opposto, Il Riformista parla di “casta dei magistrati” e presenta la piazza “unita” contro l’antisemitismo come prova di un campo riformista che rifiuta le polarizzazioni. Il Gazzettino e Il Messaggero mettono l’accento sul cantiere organizzativo e su un dato politico: maggioranza fiduciosa nei sondaggi e tentazione di “raffreddare” il premierato per non sovraccaricare lo scontro.

La Verità schiera un impianto pro-Nordio: maggioranza di italiani verso il Sì, attivismo delle toghe letto come potere corporativo, e un framing netto (“i giudici vogliono governare”). Il Fatto Quotidiano ribalta il quadro con l’icona Borsellino a difesa dell’unità della magistratura, denunciando propaganda pro-Sì “con denaro pubblico”. In mezzo, Il Dubbio ospita la voce di Magistratura Indipendente (“«Non siamo un partito!»”) e problematizza gli eccessi militanti. Secolo d’Italia insiste sulle ambiguità del Pd ricordando chi, nel passato, teorizzò la separazione; la Repubblica, invece, titola “Giustizia la battaglia per il no” e annota l’affondo del sottosegretario Mantovano. Ne esce una mappa coerente con le identità editoriali: i quotidiani di area governativa leggono il referendum come modernizzazione dell’equilibrio tra pm e giudice; quelli progressisti come rischio politico-istituzionale.

Venezuela, l’escalation che inquieta le prime pagine

La Stampa propone il quadro operativo: gruppo portaerei USS Gerald Ford richiamato, incrociatori e unità anfibie, l’assetto dello US Southern Command alzato di grado. Il Corriere della Sera parla di attacco “imminente alle basi dei narcos”, pur registrando la smentita di Trump; il manifesto tiene insieme la smentita e la “lista di obiettivi” pubblicata da media Usa, con il lessico della “guerra prossima ventura”. Avvenire, in prima, lega la “confusione atomica” al possibile raid in Venezuela e al protrarsi dei bombardamenti su Gaza e all’offensiva russa sulle centrali ucraine, invitando alla centralità della mediazione.

Il Riformista si spinge a chiedersi se “Maduro sia al capolinea”, mentre Il Secolo XIX accentua il rischio sistemico (“Venti di guerra mondiale”) e cita l’Onu che definisce “inaccettabili” i raid anti-narcos costati decine di vittime. Il Messaggero e Il Gazzettino convergono sulla cornice: guerra ai cartelli e accerchiamento navale, con la variabile politica che è la richiesta d’aiuto di Caracas a Mosca (e, per altri giornali, a Pechino e Teheran). La Notizia enfatizza il paradosso del “pacificatore” Trump, mentre la Repubblica richiama l’immagine dell’unità Usa in partenza dai Caraibi. Il tono va dall’analitico-militare (La Stampa) al monito geopolitico (il manifesto, Avvenire), con oscillazioni coerenti con sensibilità editoriali consolidate.

Cori fascisti a Parma, specchio di una destra in tensione

La Repubblica apre il fronte politico e sociale: “Cori fascisti a Parma, Schlein: Meloni tace”, mentre registra la condanna per Pozzolo sullo “sparo di Capodanno”. Il Corriere della Sera parla di “caso politico” e rimette l’episodio nello spartito del referendum sulla giustizia. Il manifesto enfatizza il ritorno del rimosso, con titolo “Giovinezza” e il ritornello “«Camicia nera trionferà»” come marchio di una galassia in ebollizione. Avvenire, più istituzionale, segnala l’apertura d’inchiesta e ricollega l’episodio alla necessità di una cultura civile che non deragli.

Sul versante opposto, Il Giornale sottolinea il commissariamento della sede FdI e respinge le “lezioni dalla sinistra”, mentre Il Secolo XIX riporta l’apertura di un’inchiesta della procura. La Stampa inserisce i cori nella scia di altri imbarazzi per FdI, insistendo sui riflessi nazionali. Qui la distanza è soprattutto di linguaggio: i quotidiani critici di governo leggono i cori come sintomo identitario e cultura politica irrisolta; quelli d’area minimizzano l’onda e valorizzano le contromisure organizzative del partito.

Campari, filiere e regole: il giorno della legalità economica

Il Corriere della Sera titola sul “sequestro preventivo” di 1,291 miliardi di azioni Campari, con precisazioni giudiziarie sul perimetro dell’inchiesta e la replica del gruppo. La Repubblica e Il Messaggero parlano di “maxi sequestro” (con cifre attorno a 1,2-1,3 miliardi), mentre L’Edicola richiama il valore record del provvedimento. In parallelo corre un sottofilone industriale: Federico Rampini sul Corriere mette in guardia sull’arma cinese delle terre rare, La Verità scrive di semiconduttori e impatti sulle fabbriche auto, La Stampa racconta lo stop tattico di Ferrero sull’acquisto di nocciole turche causa prezzi raddoppiati.

La lettura d’insieme è un mosaico dove enforcement e geopolitica produttiva si tengono: la forza della “mano pubblica” sul rispetto delle regole convive con la vulnerabilità delle catene globali, dai magneti alle materie prime agricole. Gli economici più pro-business evidenziano l’esigenza di certezza normativa e di diversificazione; i generalisti nazionali mettono l’accento sulle implicazioni reputazionali e sistemiche di grandi inchieste. Una sola costante: l’idea che l’Italia si giochi credibilità nel doppio registro di concorrenza e legalità.

Conclusione

Le prime pagine di oggi raccontano un Paese che, mentre si divide sulla giustizia, guarda con apprensione a un possibile nuovo fronte di crisi nello “scacchiere” occidentale e fa i conti con i propri fantasmi identitari. La polarizzazione non impedisce alla stampa di convergere su alcuni snodi: il referendum ci sarà ed è già iniziato nelle parole; il dossier Venezuela è serio oltre le smentite; gli episodi di apologia fascista non sono folklore; l’economia reale vive tra la pressione di regole più severe e filiere sempre più instabili. Nel loro insieme, queste scelte editoriali segnalano una domanda di responsabilità — politica, istituzionale e sociale — che la stampa, a modo suo, prova a tenere accesa.