Introduzione
Le prime pagine italiane si stringono oggi attorno a quattro assi tematici: il crollo della Torre dei Conti a Roma e la morte dell’operaio, la strage di alpinisti italiani in Nepal, l’offensiva giudiziaria e politica che intreccia il caso Cuffaro con il referendum sulla giustizia, e la manovra economica tra richieste di imprese e rivendicazioni del governo. Su cronaca e inchieste domina il tema romano: Il Messaggero apre con la verifica sull’“ok” ai lavori e i sequestri degli atti; La Stampa mette sotto i riflettori il via libera ai cantieri riassunto nel titolo «Torre sicura»; il Corriere della Sera insiste su appalti e indagini, mentre L’Unità cala l’asso del racconto sociale, facendo di quella morte un simbolo delle “morti sul lavoro”.
Il secondo grande filone è internazionale ma tocca corde nazionali: la strage in Himalaya. La Repubblica e La Stampa le dedicano titoli e fotonotizie d’apertura, il Corriere della Sera elenca vittime e luoghi, Il Gazzettino e Il Secolo XIX accentuano i legami territoriali, e Leggo opta per il taglio d’impatto. Sul fronte politico-giudiziario, Domani e La Repubblica caricano il caso Cuffaro di implicazioni sistemiche; Il Fatto Quotidiano e La Notizia affilano le critiche, mentre Il Dubbio, Il Manifesto, Il Secolo d’Italia e il Corriere della Sera misurano il clima del referendum che incombe. In controluce, un addio che diventa ritratto dell’Italia: la scomparsa di Giorgio Forattini, ricordato da Corriere, La Stampa, Il Giornale, La Verità e L’Unità.
Roma, la Torre e il lavoro che uccide
Il Messaggero imposta la narrazione sulla catena delle responsabilità: sequestri degli atti, verifica della relazione di idoneità statica e dubbi sulle rimozioni dell’amianto. La Stampa, con il titolo «Torre sicura», porta al centro il via libera ai lavori e la cronologia dei segnali d’allarme, dal degrado noto da anni alle relazioni arrivate in Comune. Il Corriere della Sera ricostruisce tempi, appalti e rilievi tecnici con droni sul cantiere, mentre L’Unità trasforma il caso in manifesto delle diseguaglianze, con un editoriale che oppone l’operaio ai “miliardi” dei supermanager.
Le differenze rispecchiano identità e pubblici: Il Messaggero, quotidiano della Capitale, privilegia l’istruttoria e i risvolti amministrativi; La Stampa assume un registro d’inchiesta da “controllo degli atti” e si chiede come sia stato possibile quel via libera; il Corriere della Sera veste i panni dell’arbitro nazionale, bilanciando cronaca giudiziaria e contesto; L’Unità adotta il tono di denuncia sociale. Sullo sfondo, Il Fatto Quotidiano parla di “fretta” dietro i lavori, Il Giornale promette raggi X sugli appalti, e Il Dubbio sposta il fuoco sull’età di chi lavora in cantieri pericolosi. È un mosaico coerente: dal dettaglio tecnico all’idea che questa tragedia racconti l’Italia.
Himalaya: quando la montagna detta l’agenda
La Repubblica e La Stampa aprono con la “strage di alpinisti italiani”, foto e storie personali, unendo cronaca e pathos. Il Corriere della Sera ricapitola vittime, valli e condizioni meteo, adottando il taglio informativo tradizionale. Sui quotidiani di area e territorio, Il Gazzettino sottolinea l’origine veneta di alcune vittime e i legami con le comunità locali, mentre Il Secolo XIX fa lo stesso con la Liguria. Leggo sceglie una titolazione d’impatto e un lessico immediato, funzionale a un pubblico generalista e urbano.
Il tono varia con l’audience: La Repubblica e La Stampa enfatizzano l’eccezionalità dell’evento, affidandosi a testimonianze e all’atlante emotivo delle spedizioni; il Corriere della Sera scandisce i fatti, mantenendo sobrietà e gerarchia; Il Gazzettino e Il Secolo XIX legano la notizia al territorio e ai suoi lutti, logica da quotidiano di servizio; Leggo privilegia la percezione dell’urgenza. La frase «La strage degli alpinisti italiani» diventa espressione comune e, pur con accenti diversi, tutte le testate convergono su un punto: qui la cronaca supera la polemica e chiede cautela.
Giustizia: tra il caso Cuffaro e il referendum
La Repubblica titola sulle richieste di arresto per Totò Cuffaro e Saverio Romano, e affianca il quadro dell’inchiesta a un’analisi sull’“eterno ritorno degli impuniti”. Domani spinge oltre e tratteggia un “sistema” che sopravvive a carceri e interdizioni, legato ai portatori di voti nella Sicilia del centrodestra. Il Secolo XIX, più sobrio, dà conto della richiesta di arresto della Procura di Palermo. In parallelo, Il Fatto Quotidiano e La Notizia mettono insieme il filone investigativo con la contesa referendaria sulla giustizia, proponendo una “guida” critica alle promesse di riforma.
Sul referendum, il Corriere della Sera (con Antonio Polito) ragiona sugli scenari di voto, mentre Il Manifesto parla di «Voglia di plebiscito», criticando il tentativo del governo di trasformare la consultazione in un’investitura. Dall’altra parte, Il Dubbio difende la separazione delle carriere, porta in pagina la posizione di Di Pietro e smonta citazioni improprie su Falcone; il Secolo d’Italia esulta per sondaggi e spread, presentando la riforma Nordio come promessa mantenuta; Il Giornale, infine, usa il caso milanese su urbanistica per attaccare la “giustizia spettacolo” e incorniciare il referendum come necessità. Qui le lenti editoriali sono polarizzate: chi vede il voto come check and balance, chi come plebiscito, chi come occasione di chiarimento su poteri e limiti della magistratura.
Economia e manovra: tra “bollette” e spread
Il Secolo XIX porta in prima la voce delle imprese: «giù le bollette», e la richiesta di misure rapide sull’energia, mentre da Genova parte una mobilitazione bipartisan per i fondi all’Iit. La Discussione parla apertamente di manovra “prudente” ma poco espansiva; Il Foglio racconta i retroscena degli equilibri di maggioranza, tra Lega e FdI che si contendono norme e risorse. La Notizia attacca “la guerra ai poveri” e gli sfratti veloci, L’Identità sostiene che la manovra “piace solo allo spread”, il Secolo d’Italia ribatte che lo spread ai minimi dimostra credibilità. Il Mattino e Il Messaggero mettono in evidenza gli aumenti per la scuola, tassello tangibile dentro una cornice stretta.
È il consueto polittico italiano: Confindustria e sindacati (nel racconto del Secolo XIX e de La Discussione) chiedono più spinta, i quotidiani filo-governativi enfatizzano stabilità e spread, le testate critiche insistono su redistribuzione e povertà. Il Gazzettino ospita il ministro Urso che rivendica l’ascolto delle imprese. Nel mezzo, un lessico che segna il giorno: «giù le bollette» per i giornali economico-territoriali, “prudenza” per i centristi, “tagli” e “guerra ai poveri” per gli avversari. Tre cornici, tre pubblici, un’unica ansia: la crescita.
Conclusione
Il giorno dei giornali racconta un Paese stretto tra emergenze reali e contese narrative. La cronaca della Torre dei Conti mette a nudo procedure, responsabilità e fragilità sociali; la tragedia in Nepal ricorda che il dolore non ha colore politico; la giustizia torna terreno di scontro identitario, con il caso Cuffaro a fare da detonatore e il referendum a reclamare una scelta di campo; l’economia esibisce gli attrezzi del mestiere—bollette, contratti, spread—senza sciogliere il nodo della crescita. Sullo sfondo, l’addio a Giorgio Forattini unisce le testate nel riconoscimento della forza della satira: se «una risata vi seppellirà», suggerisce più d’un titolo, è perché prima ci costringe a guardarci allo specchio. Oggi le prime pagine lo hanno fatto, ciascuna con la sua matita.